Abdel Aziz al-Hamza ha 24 anni, è siriano di Raqqa e ha detto no all’Isis. Ci vuole coraggio per fare opposizione interna agli uomini del califfo. Soprattutto quando il quartier generale di Al-Baghdadi è la città dove si è nati e si vive.

Raqqa se la sono presa con la forza e da allora la popolazione è sotto assedio. Abdel Aziz al-Hamza e i suoi compagni (dieci persone, quattro delle quali giustiziate) nel 2014 lanciano una campagna di informazione: Raqqa is Being Slaughtered Silently (RBSS). Che diventa una potente piattaforma di city journalism.

Da quel momento non hanno più smesso di denunciare: postano foto, video, scrivono i nomi delle vittime dell’Isis, denunciano abusi di ogni tipo.

Incrocio Abdel Aziz al-Hamza per le strade di Perugia, dopo il suo intervento al festival del giornalismo (oggi lui e il suo amico Hussam Eesa vivono in Germania) e lo ringrazio per averci raccontato come si fa a non soccombere, ben sapendo di rischiare la vita e di essere nel mirino. A quali risorse misteriose fa appello un essere umano?

Con un berretto da baseball in testa, i pantaloncini corti jeans e le scarpe rosse, Abdel Aziz sembra un ragazzo americano, se non fosse per il barbone nero che lo distingue dai coetanei occidentali.

Ha un’aria un po’ timida, ma quando parla davanti a 500 persone dice cose lucide, per niente emotive. Non ha più lacrime per piangere i suoi amici. Anche se si sofferma parecchio sulla foto e sulla figura di quello che definisce «un maestro, un amico, un padrino, un punto di riferimento per il gruppo»: è il regista e giornalista Naji al-Jerf, 38 anni, ucciso a Gaziantep, in Turchia, il 27 dicembre scorso. Camminava per strada quando è stato freddato da un colpo alla testa. Il giorno dopo sarebbe partito per la Francia con la sua famiglia a chiedere asilo politico.

Tra le tante cose che Abdel Aziz dice, però, me ne colpisce una: «l’isis non è imbattibile. Perchè non ha una motivazione ideologica solida. Finiti i soldi, finiranno anche loro. Sono mossi più da un delirio di onnipotenza e di potere, e da un’ossessione per i soldi, che da una vera ideologia».

Abdelaziz ci ha parlato dei punti deboli di una banda di criminali invasati che temono la strategia, il coraggio e l’ironia. Insomma, bisogna farli uscire allo scoperto. Giocare d’astuzia.

Inoltre l’Isis non ha il consenso delle popolazioni locali, governate a forza di minacce e terrore; E’ legato al denaro facile e all’illusione di onnipotenza.

I ragazzi di RBSS descrivono un gruppo invasato che ha perso la dimensione della realtà. Che odia a 360 gradi e non ha un piano.

Uno dei video di Rbss è comico: l’Isis viene letteralmente ridicolizzato. Appare come l’armata brancaleone del terrore: un goffo esercito di teste vuote. Quanto può aver colpito nel segno un video come quello?

Andare oltre la paura significa anche trovare il coraggio di riderne.