Il gioco degli scacchi è contagioso. E sorprendentemente amato dai teeneger africani in Uganda.
Se da noi impazza la pokemon-mania, nello slum di Katwe (una delle baraccopoli più povere di Kampala) i ragazzini vanno matti per i re, gli alfieri e i cavalli.
La ‘rivoluzione degli scacchi’, come la chiama Aljazeera, è scoppiata dopo che la Disney ha deciso di realizzare un film su Phiona Mutesi, la ragazzina di Katwe (oggi 23 anni) campionessa nazionale di scacchi dal 2010. Il film uscirà nelle sale a settembre.
Ma in realtà questo gioco da tavolo tra i più “mentali” e sofisticati al mondo è parte di un programma di life coach e lotta alla povertà che ha preso il via negli slum a partire dal 2004.
L’insegnante si chiama Robert Katende, creatore della SOM Chess Academy di Uganda che ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi africani a sviluppare una resilienza di vita e a forgiare il carattere attraverso il gioco.
Robert porta gli scacchi fin dentro gli slum più miserrimi: oggi sono 5 i centri di Chess Academy nelle baraccopoli, dai villaggi di Gulu alla comunità di Jinja. E’ anche direttore di Sports Outreach, di ispirazione cristiana, che nasce per «formare giovani leader» e diffondere il vangelo tramite l’azione.
Gli insegnanti di scacchi come Robert sanno benissimo che non tutti i giocatori diventeranno campioni, ma ognuno di loro sarà in grado alla fine di tirare fuori quella componente di resilienza e lotta agli ostacoli, per uscire fuori dal circolo vizioso della povertà materiale.
«Noi ci concentriamo su ciascun partecipante in quanto individuo – dice Robert sul sito della Chess Academy – perché in realtà siamo life coach».
«Gli scacchi erano un gioco per ricchi – spiega – per gente cresciuta all’estero o che andava nelle scuole private. Adesso è per tutti».
E questa è la parte più interessante della storia: perché Phiona Mutesi, la Cenerentola africana orfana di padre, nata in baracca, è diventata una star internazionale e la Disney l’ha trasformata in un film. Magnifico. Ma quello che davvero conta e che si declinerà all’infinito è il metodo: centinaia di bambini in Africa troveranno una via autonoma, empiricamente sperimentata, per emancipare se stessi.
In effetti storicamente in Uganda a giocare a scacchi era solo una piccola elite di soli uomini, per di più ricchi ed occidentalizzati. Oggi è un gioco per tutto il popolo. E questi ragazzini sono brillanti. E super concentrati.
«La mia speranza è che il governo ugandese possa inserire il gioco degli scacchi tra le materie scolastiche fin dalla scuola elementare», ha confidato Robert ad Aljazeera.
La storia di Phiona è un esempio imbattibile e prosegue: oggi la ragazza studia e vuole diventare una pediatra. Lei e i due fratelli, Brian e Richard vanno a scuola a Kampala ma il pomeriggio qualche volta tornano a Katwe e giocano a scacchi in strada, davanti alle baracche dove basta una scacchiera e delle pedine per volare alto ed immaginare futuri alternativi.
Nel 2010 Phiona ha rappresentato il suo paese alle XXXIX olimpiadi degli scacchi e l’anno successivo è stata per la terza volta campionessa juniores ugandese di scacchi.
Ovviamente il precedente letterario di questa storia di successo esiste ed è il bellissimo libro di Walter Tevis, “La regina degli scacchi”, dove la protagonista Beth Harmon, nata e cresciuta in un orfanotrofio americano, sembra destinata all’infelicità. Ma invece si riscatta. Combatte.
Impara a domare la testa e i pensieri. Facendo appello unicamente alla sua forza di volontà e di carattere, forgiata attraverso gli scacchi: schemi di gioco come la Difesa Siciliana e il Gambetto di Donna diventano le sue strategie di vita.
(La foto di Phiona Mutesi è tratta dal sito http://answersafrica.com/)