Alla fine Canada e Commissione europea hanno avuto la meglio: la piccola Vallonia non è riuscita da sola a fermare il negoziato per la stipula del CETA (Compreghensive Economic and Trade Agreement). Ha ceduto al compromesso. E i due contraenti hanno firmato un’intesa lo scorso 30 ottobre, ma ancora non è finita: adesso la palla passa ai parlamenti nazionali.

Per l’approvazione definitiva del CETA, che apre ad una vasta area di libero scambio tra Ue e Canada, infatti, è necessario il voto favorevole delle assemblee elettive di tutti i Paesi europei.

La Campagna Stop TTIP, che ha contribuito a far cadere il Trattato Transatlantico (TTIP), lancia un appello a scendere in piazza:

«Il 5 novembre ci mobiliteremo in diverse città italiane: per chiedere un dibattito pubblico e parlamentare sul CETA, per chiedere che non venga approvata l’applicazione provvisoria che consentirebbe all’accordo di entrare in vigore anche prima delle ratifiche».

«Noi possiamo e vogliamo impedirlo – scrivono – ma dobbiamo costringere il Parlamento ad aprire un dibattito sul tema. Per questo abbiamo lanciato uno#StopCETAday in tutta Italia».

A Roma, dalle ore 11, spaghettata #StopCETA davanti a Montecitorio https://www.facebook.com/events/132545393887527/

A Milano, dalle ore 11, giornata #StopCETA all’Arci Bellezza.  http://stop-ttip-milano.net

A Torino, dalle ore 15, presidio #StopCETA sotto il grattacielo San Paolo.  https://www.facebook.com/events/1814157412202551/

Nel dettagliato il report CETA: attacco al cuore dei diritti pubblicato dalla Campagna Stop TTIP spiega che «il CETA indebolirebbe la capacità dei governi di rispondere alle sfide economiche, sociali e ambientali proprio nel momento in cui è più forte il bisogno di reattività e innovazione nelle politiche pubbliche».

L’obiettivo finale del boicottaggio della società civile è impedire al Parlamento italiano di ratificare l’accordo.

«C’è bisogno di un’ulteriore spinta dal basso – dice Monica Di Sisto  – per evitare che scelte come quella che ha portato alla firma di oggi, possa concludersi con conseguenze ancor più pesanti per i lavoratori e le nostre lavoratrici, i mercati locali, i piccoli produttori e le piccole e medie imprese».

Il dossier sul CETA punta il dito in particolar modo contro l’investor-State Dispute Settlement (ISDS), che creerebbe un sistema di arbitrato internazionale per cui gli investitori esteri potrebbero far causa ai governi.

«Il capitolo 8 del CETA – si legge nel dossier – abilita gli investitori di una parte (Canada o UE) a fare causa all’altra, chiedendo in risarcimento cifre considerevoli qualora ritenessero di aver subito perdite legate alla regolamentazione statale. Le controversie non vengono composte da corti tradizionali, ma da arbitri privati».

La seconda grossa preoccupazione degli attivisti della campagna è l’attacco mosso contro i servizi pubblici che col CETA sono seriamente a rischio.

«Nell’ambito dei vasti accordi sul commercio e gli investimenti, i servizi pubblici tendono ad essere considerati potenziali mercati, buoni per la commercializzazione», si legge.

La Commissione Europea sostiene che i servizi pubblici siano completamente protetti nel CETA, così come in tutti gli accordi commerciali dell’UE, «dal momento che gli investitori e i prestatori di servizi di ciascuna parte dovranno rispettare tutti i regolamenti del territorio in cui si insediano».

Tuttavia il CETA non assicura che le parti impegnate nell’accordo resteranno libere di fornire e regolare i servizi pubblici a loro piacere.

Altri nodi sono quelle legate all’agricoltura e all’industria alimentare:

«Senza ancora essere entrato il vigore, il CETA ha già indebolito almeno una norma UE: in vista della sua introduzione e della formulazione specifica in esso contenuta, il divieto di importazione di carcasse bovine pulite con sostanze chimiche è stato già rimosso».

Con il CETA l’Unione europea «ha scelto di limitare la protezione alle indicazioni che identificano prodotti all’interno di specifiche “classi di prodotto” indicate in una specifica lista. Questo, hanno rivendicato i negoziatori, permette per la prima volta di proteggere efficacemente in Canada alcuni prodotti molto copiati come alcuni prosciutti e formaggi».

 In attesa delle ratifiche dei parlamenti, il trattato può operare in via provvisoria, dopo che i ministri dei Ventotto daranno il loro assenso e dopo che lo avrà dato anche la Plenaria del Parlamento europeo, probabilmente il prossimo gennaio (sessione del 16-19 gennaio). 

(la foto tratta da www.buongiornoslovacchia.sk/)