Il Rione Sanità è un’esperienza di teatro vivo, o un’intrusione del cinema nella vita.

E’ entrare all’improvviso nel bel mezzo d’un set e rimanerci incastrati dentro da spettatori.

La gente qui ha la commedia di Eduardo nel dna. O forse era Eduardo che aveva il Rione Sanità sotto pelle. Ma di certo non si può far altro che guardarlo quando ci si capita in mezzo.

Non a caso questo è il quartiere di Totò. Da qualche parte scoviamo pure la casa natale del principe De Curtis. In un vico tra i vicoli e in mezzo a porte sbilenche addossate una all’altra come denti, spunta fuori questa casetta bianca dove nacque lui. E che forse in futuro sarà un museo.

C’è pochissimo spazio. E tanto rumore. L’odore di pizza e pomodoro non è una leggenda qui.

Questo è il quartiere dei santi sempre in processione, dei numeri al lotto, delle chiese barocche e delle catacombe paleocristiane.

Ma la storia che stiamo per raccontare va oltre il dramma, la commedia, il dialetto, la mozzarella e gli scugnizzi.

E’ la storia di un gruppo di giovani ‘resilienti’ del Rione Sanità.

Quelli che sono riusciti ad andare oltre Totò, pur vivendoci in mezzo. E oltre San Gennaro. Sebbene la Napoli sommersa delle catacombe dia loro da vivere e li abbia fatti vincere una scommessa sociale.

I ragazzi di Santa Maria della Sanità sono manager delle catacombe di san Gennaro. <<Don Peppe Rassello negli anni Novanta aveva già avuto “la visione” sul destino di questo quartiere così ricco di risorse artistiche e culturali, che versavano però in uno stato di abbandono totale>>, ci racconta Vincenzo Porzio, 29 anni, ragazzo solido e intuitivo, portavoce e addetto stampa della cooperativa La Paranza.

C’è da dire che non si tratta di un’area archeologica qualsiasi: è tra le più ricche e antiche della penisola. Una superficie estesa di sepolture millenarie, basiliche e affreschi paleocristiani e pompeiani di rara bellezza, venuti alla luce anche molto di recente. Lì sotto fu seppellito anche il santo per eccellenza, san Gennaro, martire che veniva da Benevento.

Guide, restauri, visite serali, percorsi archeologici in tutto il Rione Sanità: il progetto si allarga. I ragazzi di Napoli che entrano nella cooperativa sono scelti con attenzione: ci vuole amore per il territorio, passione per l’archeologia, conoscenza della storia.

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E il miracolo continua…

(l’articolo sarà pubblicato per intero su Popoli e Missione di aprile www.missioitalia.it)

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