I diritti civili in Iran sono sempre più violati. La presidenza del “moderato” Hassan Rouhani non garantisce affatto il rispetto della libertà delle persone e gli standard minimi di giustizia sociale.

Questo è un Paese sempre più ‘castigato’ e sottoposto al rispetto maniacale di una legge (intrisa di sharia) durissima, che prevede anni di carcere e la pena di morte per reati anche non penali.

E non è solo questione di velo o non velo per le donne. Sebbene la condanna a due anni per chi ha osato toglierselo «incoraggiando – secondo il giudice – la corruzione attraverso la rimozione dell’hijab in pubblico», la dica lunga sul pericolo che corrono. E’ una questione di decenza, di diritto. Di giustizia generale.

Per uomini, donne, giovani, artisti, intellettuali. Sono le libertà civili di tutte le categorie a rischio censura. Parlano i dati e i rapporti di monitoraggio delle ong e dell’Onu.

Soprattutto quelli divulgati da Amnesty International.

«Le autorità avvalorano una discriminazione pervasiva riguardo le opinioni politiche, le credenza religiose, la condizione etnica, le disabilità, l’orientamento sessuale, l’identità di genere». Tutti sono nel mirino, nessuno escluso. Perché tutte le dittature sono discriminatorie.

Eppure la comunità internazionale non sembra allarmata più di tanto. Talvolta si alzano voci di sdegno per la condizione delle donne, questo sì. Come a voler ribadire una superiorità culturale e religiosa dell’Occidente nei confronti di un Medio oriente sessista, assimilato a torto ad altri Medio orienti. Raramente gli europei si indignano per la condizione degli intellettuali o degli attivisti.

La realtà è che questo Iran somiglia molto a quello di Ahmadinejad dal punto di vista dei diritti, della società e della giustizia.

Ma all’epoca faceva più paura perché egoisticamente vedevamo un pericolo per noi stessi: quello nucleare. Pericolo che non c’è mai stato allora, e che non c’è neanche adesso.

Il pericolo invece resta per la società civile iraniana. Allora come adesso.

  • Foto Persepolis, dal blog http://blogs.ubc.ca/nataliewu/2014/10/21/cultural-differences-in-persepolis/