«Non è un’alga miracolosa, è un alimento antichissimo, addirittura conosciuto dai Maya e dagli Atzechi. Ma può diventare una rivoluzione. Sconfigge la fame perché nutre cento volte più del normale».
Quando parla della Spirulina e di cosa può fare l’alga delle meraviglie, don Umberto Silenzi, direttore della Caritas di San Benedetto del Tronto, si entusiasma come un ragazzino. Ma è un’euforia sostenuta dalla concretezza di risultati scientifici la sua: da quando ha contattato gli scienziati del Cnr e li ha coinvolti nella sperimentazione della coltivazione di Spirulina a Tagbilaran, nella provincia di Bohol (Filippine), il diacono ha trasformato un sogno in realtà.
«Per farla crescere ci vogliono condizioni ottimali: vasche di acqua salmastra, sali minerali, la giusta temperatura, pale che girano per ossigenarla, e poi bisogna calcolare bene l’acidità e la salinità dell’acqua. L’alga va curata perché è un organismo vivente», racconta.
In un soffio di viscidi fili verdi si concentrano proteine, vitamine, aminoacidi, carboidrati e sali minerali in una tale quantità da poter alimentare intere popolazioni dei Paesi poveri, semplicemente aggiungendo la polvere essiccata alle normali farine.
Quando don Umberto Silenzi ha intuito le potenzialità dell’alga – già da tempo all’attenzione della Fao che denunciava nel 2008 il suo scarso utilizzo da parte dei Paesi in via di sviluppo e di quelli sviluppati, ad eccezione della Cina – è andato anche oltre: con la spirulina farà produrre biscotti per i bambini degli slum più miseri delle Filippine. E conta di replicare l’esperimento a breve anche in Africa.
«Non faccio compresse, faccio biscotti – dice -. Devo ancora decidere se a forma di animale o semplicemente a forma di biscotto. Il fatto è che i bambini devono poter desiderare di mangiare questo prodotto e quindi deve essere anche gradevole per il palato. Se noi gliela diamo come fosse una pasticca per ammalati non la vorranno mai!».
A Tagbilaran sono le suore che cucinano i biscotti di Spirulina fatti con la farina, il lattosio e la malva. Hanno un buon sapore, fanno bene alla salute e soprattutto preservano dalle malattie polmonari.
La produzione delle alghe è ovunque possibile a patto che si seguano alcune regole piuttosto puntigliose, ci spiega don Umberto, che intanto pensa a come brevettare il suo biscotto proteico che sarà un’evoluzione di quello classico “missionario”, al miglio, soia e lattosio. La coltivazione di Spirulina richiede la costruzione di diverse vasche (in ogni metro cubo d’acqua ne cresce un grammo) nelle quali l’acqua salmastra, in continuo movimento, viene pompata e consente all’alga di alimentarsi.
Quando è pronta si essicca e una volta trasformata in sottilissima polvere può essere accompagnata alle farine nelle giuste dosi. «Tutte le indicazioni tecniche su come costruire le sei vasche a Tagbilaran, me le ha date il professor Giuseppe Torzillo del Cnr di Firenze. Tra un paio di mesi verrà con me in missione e daremo il via all’impianto».
Ma l’input il vulcanico don Umberto non l’ha ricevuta dal Cnr, bensì dalla fondazione del Rotary che, quattro anni fa già produceva alghe. Notata una vaschetta di cemento dove galleggiava qualcosa di verde in acque salmastre, don Umberto si era a quel tempo chiesto cosa fosse e a che cosa servisse la bizzarra coltivazione; gli erano state fornite alcune risposte utili. Poi arrivarono la ricerca, lo studio individuale, il contatto con il Cnr, i finanziamenti della Conferenza episcopale italiana. «Può essere una rivoluzione – dice il missionario – lì dove davvero non hanno nulla».
In effetti la Fao parla della Spirulina già da qualche anno: nella circolare n.1034 del 2008 (Production and use of Spirulina as food for humans and feeds for domestic animals and fish), l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura scrive: «Le Spirulina sono micro-alghe multicellulari e filamentose di colore blu-verde; appartengono a due generi, Spirulina e Arthrospira, e ne esistono di 15 specie differenti. Di queste, l’Arthrospira platensis è la più comune ed è ampiamente disponibile in natura. Cresce nell’acqua, può essere lavorata e prodotta con facilità ed ha contenuti macro e micro-nutrizionali significativamente alti».
Ovviamente i missionari e gli operatori umanitari non sono gli unici ad essersi accorti della sua grande efficacia per i Paesi poveri: l’azienda padovana Micro Life, nata proprio nel 2008, la produceva per le diete. Poi quando Fao e Unicef hanno capito sempre meglio che la Spirulina può essere cruciale per sconfiggere la fame nel mondo, ha cominciato a guardarla con altri occhi.
«Ci stiamo concentrando nella realizzazione di fabbriche di proteine da installare nei Paesi poveri», ha dichiarato l’amministratore delegato della società, Matteo Villa a Repubblica. Il primo impianto per la Spirulina è stato realizzato l’estate scorsa ad Adwa, in Etiopia, a circa duemila metri d’altitudine. Il mercato italiano e quello internazionale, dunque, seguono con interesse questo nuovo filone tanto che il business attorno alla Spirulina cresce. L’auspicio è che non diventi un mercato come tanti altri, che arricchiscono le tasche di pochi e costano cifre esorbitanti a chi consuma il prodotto. In questo caso sarebbe doppiamente scorretto, dal momento che l’alga in realtà di per sé ha costi ridottissimi.
«Sono molti i governi e gli sponsor interessati ad inserirsi in questo mercato», conferma Villa. Per quanto riguarda i missionari, l’idea è quella di continuare ad espandere la produzione dell’alga a costi quasi irrisori, utilizzando gli impianti locali e il lavoro di tecnici scelti e formati sul posto. Ancora una volta è la Cina il Paese che per primo ha captato le potenzialità dell’alga miracolosa e che sta già da tempo dandosi da fare per lanciare un’industria redditizia.
E’ stata la Fao stessa in quella famosa circolare n.1034 a fornire alcune raccomandazioni importanti e a notare che «la produzione in Cina è stata inizialmente di 19.080 tonnellate nel 2003, ed è poi cresciuta a 41.570 tonnellate nel 2004; non ci sono per ora dati significativi relativi alla sua produzione nel resto del mondo. Questo suggerisce che, nonostante la conoscenza oramai globale della Spirulina e dei benefici che produce, l’alga non ha ricevuto ancora tutta la considerazione che merita».
L’originale del pezzo, su Popoli e Missione